Viaggio a Marrakech cosa fare in 15 giorni

Informazioni utili

Volo: prenotato con 3 mesi di anticipo, con Skyscanner. Compagnia Singapore Airlines, con volo Roma-Singapore-Bali (17h)  (Roma-Singapore-12h, scalo Singapore-3h, Singapore Denpasar-2h).
Alloggi: prenotati on-line da casa mediante Booking o Agoda.
Clima giugno-luglio : caldo secco; umido e piovoso nelle aree con maggiore altitudine e con foresta pluviale.
Abbigliamento: impermeabile, sandali di gomma, vestiti estivi, felpa di cotone.
Farmaci da portare: i soliti antinfiammatori, antipiretici, antibiotici, nessun vaccino. Le condizioni igieniche balinesi sono ottimali. La sanità balinese è di buon livello.
Scheda telefonica; SIM card Telkomsel
Moneta: rupia indonesiana (1 euro = 16991 rupie)
Trasporti: per i trasferimenti con le valigie, abbiamo contattato dall’Italia, via wthatsapp (*+62 815-2927-5275), Made, un ragazzo molto tradizionalista, puntuale e accomodante,  con cui abbiamo stretto un ottimo rapporto.
Tuttavia all’arrivo a Bali, come avevamo immaginato, l’offerta di autisti con auto privata, è praticamente infinita, anche in alta stagione, e col senno di poi, sarebbe stato più comodo organizzare i trasferimenti giornalmente. Per gli spostamenti corti abbiamo optato per lo scooter, il mezzo più comodo, per visitare più siti a breve distanza tra loro. Guidare con scooter è assolutamente fattibile, anche per chi (come me) è per niente pratico. Le strade di Kuta, del sud di Bali e di Ubud, sono affollate e si procede molto piano anche con lo scooter. Appena ci si allontana dalle zone più turistiche, guidare uno scooter diventa estremamente piacevole, e se si guida piano e con coscienza, anche sicuro.

12 Risaie di Jatiluwih, Bali

I°e II° giorno: Il volo, l’arrivo a Denpasar, il trasferimento a Legian

Alle ore 12,00 locale prendiamo il volo Roma-Singapore,  scalo di circa 3ore,  ore 9 locale volo Singapore-Denpasar, con arrivo a Denpasar il giorno dopo alle ore 11 locali. Buon servizio. Turbolenze molto fastidiose sul mar delle Andamane sia all’andata che al ritorno. 

Una volta atterrati all’Aeroporto Internazionale Ngurah Rai di Denpasar, in prossimità di Kuta, ci dirigiamo verso la barriera doganale ove viene richiesto il passaporto (in corso di validità con una scadenza minima di sei mesi oltre il periodo di visita) e ove viene rilasciato il visto d’ingresso (max 30 giorni di permanenza) al costo di  IDR 500,000. Dopo il controllo procediamo al ritiro delle valigie, al cambio di una cifra di denaro (non conviene cambiare molto in areoporto visto la capillare presenza di exchange più economici e ben distribuiti su tutta l’isola) e all’acquisto di una SIM card Telkomsel (per la quale viene richiesto il passaporto e il codice IMEI). Usciti dall’aeroporto prendiamo un taxi che per 200000 rupie, ci conduce al nostro albergo, The Jayakarta Bali Beach Resort & Spa, situato a Legian e distante 10km (25min) dall’aeroporto.
Legian
è un pittoresco villaggio della costa occidentale che mantiene, nonostante l’impronta altamente turistica, un’atmosfera calma e rilassante, sicuramente più vivibile delle sovraffollate e caotiche località contigue, come Kuta a sud, ed in minor misura, Seminyak a nord. The Jayakarta Bali Beach Resort & Spa è una ottima struttura separata dalla spiaggia solo da maestosi alberi di ficus e dalla strada Jl Pantai Legian con il lungomare. La spiaggia è delimitata da intricate mura ramate in stile balinese interrotte dalle tipiche porte balinesi a due battenti che danno accesso alla spiaggia. Superate le mura, sulla spiaggia,  segue una folta vegetazione, ove si nascondono bar, piccoli ristoranti e ministabilimenti balneari situati a ridosso di una lunga striscia pedonale. Tale passerella  corre per chilometri lungo un’immensa spiaggia dorata, sopraelevata rispetto al mare,  in grado di regalare tra i più suggestivi tramonti al Mondo. Oltre alla posizione paradisiaca, l’hotel presenta  un magnifico giardino ricco di palme e frangipani, confortevoli abitazioni in stile tradizionale, piscine grandi e pulite, un tipico ristorante completamente in legno, uno staff gentile, un buon rapporto qualità/prezzo e un tempio antico molto venerato, piccolo ma suggestivo (Pura Bagus Taruna). Verso le 14, dopo rapido check-in,  riposiamo qualche ora in camera e ritorniamo lucidi nel tardo pomeriggio. Facciamo una lunga passeggiata lungo la passerella vista mare, fino ad arrivare a Kuta ove ci rilassiamo sulla spiaggia. Il clima è perfetto ma nuvoloso, e la spiaggia, diversamente da quanto letto, appare pulita, con pochi residui di plastica. Il mare, dal colore non particolarmente attraente,  è solcato da larghe onde che si formano in lontananza e si aprono fino in riva dove l’acqua è molto bassa, soggetta alle maree. I paesaggi sono contemplativi e rilassanti, il tramonto avviene dopo le 18, anche se nel nostro caso non riusciamo a godercelo per le nuvole. Al ritorno torniamo per Jl Pantai Legian, sempre trafficata,  ricca di ristoranti, resort e negozi. Ci fermiamo a cenare nel ristorante Mozzarella by the Sea (7-23), situato sul lungomare non congestionato di Legian, a pochi passi dall’hotel, consigliato per la posizione, la gentilezza dello staff, per la musica dal vivo e per la qualità e varietà del menù. Alle 22.30 circa si chiude un po’ dappertutto, tranne naturalmente discoteche e beach club. Dopo qualche foto torniamo in hotel.

III° Giorno:  Esporazione di Legian e Kuta ed escursione al Tempio di Uluwatu

Ancora intontiti dal jet-lag, ci svegliamo con calma, facciamo un’ottima colazione al ristorante dell’hotel e dedichiamo la mattinata al relax in piscina ed in spiaggia, seguita da una lunga passeggiata sulla passerella-lungomare da Legian a Kuta. Pranziamo discretamente nel ristorante dell’hotel. Nel pomeriggio abbiamo organizzato l’escursione al Tempio di Uluwatu, situato sulla punta sud-occidentale della penisola di Bukit. nel sud di Bali, distante 26km da  Legian e a circa 1ora d’auto (traffico permettendo). Alle 14 circa, il nostro autista, Made, ci passa a prendere e, nonostante le vaie scorciatoie e strade alternative intraprese per il traffico intenso, arriviamo non prima delle 15.30.
Il Tempio di Uluwatu (7-19, costo:50000 rupie per adulti, 30000 per bambini), si erge su una ripida scogliera, a picco sull’oceano, alta 70 metri. Costruito nell’XI° secolo, il tempio è dedicato a Siva Rudra, la divinità di tutti gli elementi e gli aspetti della vita nell’universo. I balinesi credono che i tre poteri divini di Brahma, Vishnu e Shiva si fondino in questo tempio, che rappresenta uno dei sette templi marini e uno dei nove templi direzionali che proteggono Bali dagli spiriti maligni. All’interno del complesso, vengono forniti un sarong e una fascia. La visita è estremamente piacevole per le strutture architettoniche, per le splendide vedute panoramiche a strapiombo sul mare, e anche per le continue incursioni delle scimmie sui visitatori distratti. Il tempio è infatti abitato da macachi dalla coda lunga, noti per rubare gli effetti personali dei visitatori, come occhiali da sole, cellulari, macchine fotografiche, infradito. La pratica è peraltro sempre più diffusa, dal momento che le scimmie hanno imparato che restituendo gli oggetti, ottengono del cibo in cambio. Sentieri di pietra corrono lungo le scogliere, a nord e a sud della struttura principale, offrendo splendide viste del tempio a picco sul mare. Ad Uluwatu il tramonto e i colori che l’accompagnano sono i più belli dell’isola. Ogni sera, inoltre, in un anfiteatro della scogliera, si tengono affascinanti spettacoli di Kecak balinese ed esibizioni di danza del fuoco, che rendono ancor più attraente il sito. Dopo la visita, della durata di 2-3ore, torniamo in albergo. Di sera, dopo una rapida doccia, optiamo per una cena con musica dal vivo, sulla spiaggia di Legian, all’ottimo Lusi Beach Warung. Indi passeggiamo sul semideserto lungomare di Jl Pantai Legian, e per finire, entriamo nel piccolo Bali Spa e Wellness Center Legian, che ci riserva l’ultimo massaggio della giornata, ai piedi e alle gambe, prima di chiudere.

IV° giorno: trasferimento ad Ubud, con fermata intermedia al tempio Tanah Lot

Di buon mattino, dopo ottima colazione al Jayakarta, ci trasferiamo con l’auto privata di Made (costo 8 ore: 600000 rupie), ad Ubud,  con fermata intermedia al tempio Tanah Lot sulla costa occidentale. La distanza da Legian a Tanah Lot è di circa 19 km (45min), da Tanah Lot ad Ubud è di 33km (1h). Tanah Lot (6-19, costo: 75000rupie adulti e 40000rupie bambini-30000 e 20000 rispettivamente  per gli indonesiani) è un incredibile tempio indù costruito su una formazione rocciosa affiorante dal mare, da cui deriva il nome, che tradotto in lingua balinese, significa “terra nel mare”. Il tempio dedicato a Bhatara Segara, dio del mare, fu fondato nel XVI° secolo  dal saggio Dang Hyang Nirartha, e rappresenta uno dei sette templi marini di Bali. A seconda delle maree, il tempio si trasforma da una penisola, raggiungibile a piedi dalla terraferma, ad una piccola isola inaccessibile. Ai piedi della struttura rocciosa, sgorga la sorgente di acqua sacra utilizzata per riti di purificazione, ai quali è possibile partecipare in cambio di una piccola donazione. L’interno del tempio è invece accessibile solo agli induisti. Tanah Lot è un luogo incantevole, unico al Mondo, dall’estremo fascino e spiritualità, da vedere in tutte le fasi del giorno, specie al tramonto, che tuttavia, a mio parere, è da evitare per il sovraffollamento. Nel complesso possono essere ammirati anche altre strutture, come le spettacolari ed intricate porte di accesso, finemente decorate,  un immenso e rigoglioso giardino, e  templi minori come il  Pura Penataran Sunset Terrace, una struttura terrazzata in pietra situata vicino all’accesso principale, prima del Tanah Lot, il Pura Penataran Luhur, contraddistinto da statue ed altari in legno con disegni intarsiati e dipinti, il Perawagan Pura Luhur, caratterizzato da padiglioni con scopi prettamente cerimoniali, e il Pura Batu Bolong o tempio della roccia cava, costruito su un arco naturale della scogliera, da cui si aprono spettacolari panorami sul mare e sull’intero complesso templare. L’itinerario della visita si svolge nel seguente modo: dopo il pagamento del ticket, si accede nel complesso attraverso uno stupendo portale balinese a tre entrate estremamente rifinito, indi si percorre un lungo viale fiancheggiato da una miriade di negozi di artigianato. Segue la discesa con le scale verso il mare; si oltrepassano due magnifiche porte tradizionali a due battenti, si costeggia il Pura Penataran Sunset Terrace  fino a raggiungere, superando l’acqua del mare alle cosce, il Tanah Lot. Dopo la visita si risale, mantenendo la destra (sud), si attraversa il Pura Penataran Luhur, tempio ricco di santuari e statue finemente decorate e dipinte; segue una stradina in salita costeggiata da negozi di artigianato e da un ottimo caffè Luwak. Dopo pochi passi si raggiunge l’area panoramica dei warung, situata su un lungo terrazzamento a picco sul mare, dove è possibile mangiare e bere prodotti di alta qualità, a prezzi irrisori. Ci fermiamo all’ottimo Warung Segara (7-19) dal cui terrazzo, si ammira il Tanah Lot, vicinissimo e dall’alto. Più avanti ci sono altri ristorantini panoramici più curati come Warung Sunset Cafè (ove ci fermiamo per un gelato), Warung Badi, Warung Sunset Bagus, Warung Sunset Corner, Warung Sunset Temple, ecc,  Al ritorno ci gustiamo un Kopi Luwak al vicino Luwak Coffee. Il locale ospita alcuni pipistrelli giganti ed alcuni zibetti “domestici”  che sonnecchiavano sul bancone della cassa e che si facevano accarezzare. Dalle feci di questi dolcissiimi animali, a seguito dell’ingestione di chicchi di caffè, si ricavano i chicchi del pregiato caffè Luwak, che è effettivamente da assaggiare. Successivamente si raggiunge l’area a nord del complesso dominata da un rigoglioso giardino con prato curato, alberi e statue. In quest’area si può ammirare il  Pura Batu Bolong, tempio costruito su un promontorio roccioso scavato ad arco, con un magnifico panorama, e più verso l’interno, il tempio  Perawagan Pura Luhur.

La durata della visita è di 2-3 ore, compreso di varie pause. Come da esperienza diretta, è consigliabile riservare del tempo anche alla visita dei vari negozi del complesso, in quanto la  qualità, la varietà ed la convenienza dei prodotti artigianali, è qui veramente notevole e difficilmente ritrovabile nel resto dell’isola. Usciamo dal complesso su un ampio parcheggio e ritroviamo Made solo con l’aiuto di un ragazzo del posto. Ritorniamo sulla strada in direzione est, verso Ubud, passando per il tempio Pura Taman Ayun di Mengwi, che però non visitiamo per mancanza di tempo. Ubud, situata tra le colline del centro-sud dell’isola, rappresenta l’essenza culturale di Bali, una perla immersa tra foreste e risaie terrazzate, ricca di case tradizionali e templi balinesi, che ha saputo mantenere la sua bellezza, nonostante l’inevitabile impatto turistico.  All’ingresso della città, il nostro autista esclama: welcome to Jurassic Park, per sottolineare la natura selvaggia che la circonda.  Raggiungiamo il nostro hotel, l’ Ubud Sari Health Resort, sicuramente la più ricordevole dimora del nostro tour. La struttura è situata in JI Kajeng, una delle più belle traverse del centro storico di Ubud, a 450 metri dal Tempio di Saraswati e dalla strada principale JI Raya Ubud. La posizione del Resort, studiata dettagliatamente, è assolutamente tra le migliori di Ubud, a pochi minuti a piedi dal centro storico a sud, e a pochi minuti a piedi dai percorsi più suggestivi delle risaie di Ubud a nord. Inoltre Ji Kajeng è una stradina completamente fiancheggiata da case tradizionali balinesi e da bancarelle di artigianato (chiusura alle 20) che rendono la zona molto interessante e vivace. Ubud Sari Health Resort si trova un pò più a nord dell’area dei negozianti, in una zona fatata, di quiete pressoché totale. Il Sari è caratterizzato da un giardino terrazzato  incantevole, dal verde estremo, con risaie, palme, banani, ficus, frangipani e altre piante tropicali, solcato da laghetti e ruscelli alimentati da un piccolo fiume che attraversa la struttura lateralmente, e che genera anche un piccola cascata. Presenta due magnifiche piscine, una posta sulla terrazzamento più alto, circondata da una rigogliosa vegetazione, l’altra posta in vicinanza della cascatella e del fiume. Comprende camere, cottage e bungalow molto accoglienti, bar, ristorante, angoli con capannine e cuscini,  noleggio scooter e offre una colazione con succhi e prodotti tipici di altissima qualità. La stradina JI Kajeng, quando i negozi sono aperti, è pedonale; pertanto il nostro autista ci lascia con i bagagli sulla strada parallela, JI Suweta, all’altezza di una traversa che conduce al Resort in 2-3minuti (150m).  Dopo il rapido check in, con tè e sorrisi di benvenuto, ci prendiamo una pausa relax-gioco in piscina.

Dopo la doccia, scendiamo lungo le passerelle del Resort, constatando che l’atmosfera del giardino di sera è incantata, dolcemente musicata dai gracidii delle rane, dal frinire delle cicale e dagli squittii dei gechi, e solcata dal volo incerto e dallo stridio di tanti pipistrelli. Percorriamo a piedi JI Kajeng e raggiungiamo in breve tempo, su JI Raya Ubud, il Cafè Lotus (8-21.30), rinomato ristorante di legno, i cui tavoli sono contigui al lago di ninfee del Tempio Pura Taman Kemuda Saraswati, ove si riflettono luci colorate che illuminano magicamente le strutture del tempio, gli alberi e i zampillii delle fontane. Riusciamo a trovare un tavolo libero sulla piattaforma sopraelevata accessibile a piedi scalzi, ove i tavoli sono bassi e si può mangare solo stando seduti. Mangiamo discretamente, ad un costo nettamente superiore alla media, ma per l’atmosfera unica è del tutto giustificabile. Facciamo una passeggiata lungo JI Raya Ubud, sulla vivace strada pedonale Jl. Goutama, per poi tornare indietro sulla ormai deserta JI Kajeng e quindi al Resort.

V° giorno: esplorazione delle risaie e dei templi di Ubud ed escursione a foresta, cascata, parco e templi dei dintorni

Risveglio all’alba, ed in solitaria procedo all’esplorazione delle vicine risaie di Ubud. Proseguendo a piedi su JI Kajeng, a nord del Sari, si raggiungono le risaie di Kajeng, poi si continua a camminare sul percorso delle risaie di Subak Juwuk Manis e di Sweet Orange, fino ad uscire su JI Raya Ubud, di fianco alle mura esterne del Museo Lukisan. Naturalmente camminare immerso nei campi verdi delle risaie, punteggiate da palme e da dimore rurali, al sorgere del sole, accompagnato solo da una leggera brezza, dal cinguettio degli uccelli e dallo scroscio dei ruscelli di irrigazione, è qualcosa di indimenticabile. Sapere che ci sono angoli del Mondo che possono ancora offrire l’idea della pace del paradiso, riconcilia lo spirito con la vita,  allontanando il corpo dalla sua eterna e gratuita corsa di competizione. L’importante è non affrettarsi, non ascoltare musica, non pensare al passato, né al futuro, non usare telefonini (se non per fotografare qualcosa), contemplare la bellezza e assaporare la vita. Purtroppo la felicità è un traguardo raggiungibile solo per i bambini e per quei pochi adulti non omologati ai pseudovalori delle società occidentali. Il percorso sbocca, attraverso una minuscola stradina segnalata con cartello, su JI Raya Ubud, tra il museo Lukisan e un piccolo santuario con vista valle, foresta e fiume. Procedendo sulla strada principale, ancora poco frequentata, si possono ammirare, da ovest verso est, il Museo Puri Lukisan, i templi  Pura Taman Kemuda Saraswati, Pura Sakenan e Pura Desa, il Puri Saren Agung o Palazzo Reale di Ubud, il Mercato di arte tradizionale.  Il Museo Puri Lukisan (9-18, 75000 rupie) caratterizzato da una struttura architettonica molto scenografica e da bel giardino interno, presenta 4 padiglioni con opere prettamente pittoriche della tradizione balinese. Pura Sakenan e Pura Desa sono due templi contigui non visitabili, ma molto suggestivi anche dall’esterno, caratterizzati da un tipico spazio aperto circondato da mura, diviso in varie sezioni, collegate da portali finemente scolpiti, con all’interno torri e padiglioni.

Il Palazzo Reale di Ubud o Puri Sareng Agung (7-18 ingresso gratuito, con programmi di danza dalle 19.30 al costo di 100000IDR), nella sua forma attuale, fu costruito durante il regno di Tjokorda Putu Kandel (1800–1823). E’ uno stupendo complesso di edifici con magnifici portali scolpiti, padiglioni, altari decorati, statue in pietra e piante, tra cui un maestoso ficus posto nel recinto di fronte al palazzo. A nord si trova il Pura Marajan Agung, il tempio privato della famiglia reale. Il Palazzo Reale non è completamente esplorabile,  pertanto l’area da visitare è piccola, ma la ricchezza delle sculture e dei dettagli, la raffinatezza dell’architettura, l’armonia delle varie strutture, i colori accecanti oro-arancio-verde, lo rendono un sito a mio parere bellissimo, specie quando non c’è nessuno. Inoltre di prima mattina, alla presenza di pochissimi turisti, c’è anche la possibilità di sbirciare ed intrufolarsi attraverso le porte non accessibili del complesso, al fine di scattare delle foto “proibite”. Al massimo ci potrebbe essere qualche gentile sorriso di rimprovero da parte di qualche guardiano.Anche al palazzo di Ubud si organizzano danze tradizionali Legong serali (19.30-21, costo 100000IDR).
Di fronte al Palazzo Reale, all’incrocio di Jl Suweta, spicca un bell’edificio in stile tradizionale, corrispondente al Municipio di Ubud, e un piazzetta ove si erge un bellissimo santuario con elaborati bassorilievi e statue in pietra.

Ritorno indietro mediante Jl Suweta, ove è opportuno fotografare i templi Merajan Kawitan Puri Saren e Puri Merthasari, e visitare la casa  tradizionale n°13. Tale casa, contigua ad un piccolo negozio artigianale, presenta un portale in muratura color senape, con portone di legno, scalette e pavimento in acciottolato. L’accesso è preceduto da decine di statuette in pietra ed è seguito da una grossa statua in pietra di Ganesh, ornata da cestini di offerta e fiori di frangipane. All’interno si ammirano le tre classiche aree, separate da portali a due battenti, con edifici in stile tradizionale, statue, palme, piante tropicali e frangipani. Nell’area sacra si trovano  santuari in pietra e santuari con tetto di bambù (meru),  entrambi finemente scolpiti e decorati. In quest’area, mi incanto ad osservare i movimenti del rituale della preghiera e delle offerte, da parte di un’anziana signora, vestita in abiti tradizionali, con raffinata blusa e tubino verdi (Kebaya) con dettagli floreali gialli, una stoffa indossata come gonna lunga (Sarong) dorata con dettagli intricati viola, e un fascia rossa alla vita.  Mediante una traversa sulla sinistra, dopo il parcheggio centrale di Ubud, da Jl Suweta ritorno su Jl Kajeng, ed infine  raggiungo il Resort. Mi ricongiungo alla mia famiglia e facciamo un’ottima colazione in sede con deliziosi prodotti naturali. C’è la  possibilità di comprare a parte, cornetti fatti in casa per i bambini, e frullati più elaborati.  Alle ore  9.00, inizia il tour dell’area a sud di Ubud, con auto privata di Made (durata>8h, 500000rupie),  che comprende diversi siti. Tra questi visitiamo  la Foresta Sacra delle Scimmie, la Cascata di Tegenungan, il Parco delle Farfalle Kemenuh, il Tempio Goa Gajah (per un totale A/R da Ubud di 28km, 1,30h).

Situato due chilometri a sud del centro di Ubud, all’interno del villaggio di Padangtegal, il Mandala Suci Wenara Wana o Santuario della Foresta Sacra delle Scimmie  (9-17, 80000IDR adulti e 60000IDR bambini lun-ven, 100000IDR adulti r 80000IDR bambini sab-dom) è una riserva naturale caratterizzata da una lussureggiante foresta pluviale, abitata da centinaia di scimmie balinesi (macachi dalla coda lunga).  Il luogo ha soprattutto un valore sacro, dal momento che custodisce, tra la vegetazione, tre templi indù risalenti al XIV° secolo.

Il tempio principale, il Pura Dalem Agung Padangtegal, dedicato al culto di Shiva, il dio della distruzione e della trasformazione, è contraddistinto da un ampio cortile delimitato da mura in pietra, adornate da eccentriche statue ancestrali, e da un meraviglioso portale-torre scolpito. Nel cortile si ergono padiglioni tipici, santuari decorati e una moltitudine di statue in pietra. Il Pura Beji Padangtegal (Tempio dell’Acqua Santa), dedicato alla dea Gangga, è un piccolo tempio con vasca di purificazione, cui si accede tramite una scalinata fiancheggiata da maestosi draghi in pietra (naga). Il tempio è posto al di sopra del passaggio di un ruscello ed è in buona parte coperto dalle radici intrecciate aeree degli alberi Banyan. Infine il  Pura Prajapati, il Tempio della Cremazione costruito in onore di Brahma Prajapati. La foresta presenta diverse  specie di alberi, plurisecolari, maestosi e sacri come il Majegan, utilizzato esclusivamente per la costruzione di santuari; il Berigin, le cui foglie vengono utilizzate nelle cerimonie di cremazione; il Pule Bandak, che incarna lo spirito della foresta e viene utilizzato nella realizzazione di maschere, e il sacro Banyan, che viene considerato una potente fonte di protezione ed energia spirituale, provvisto di radici aeree e sotterranee, che collegano simbolicamente il mondo fisico con quello celeste e quello sotterraneo. Nella cultura balinese, la foresta è considerata un luogo colmo di energia, in cui il regno fisico e quello spirituale sono estremamente vicini. Lungo il percorso e a ridosso delle mura dei templi, sono disseminate centinaia di misteriose e curiose statue ancestrali di pietra, ricoperte da muschio, rappresentanti demoni, dei, animali e figure varie della mitologia indonesiana. Le scimmie, che padroneggiano l’habitat, sono onnipresenti, curiose e dispettose, da tenere a debita distanza. La visita si snoda attraverso passerelle, scale e ponti, e ha una durata variabile da 2 a 3 ore. In alcuni orari c’è la possibilità di ammirare delle performance di danza e teatro balinese,  in un’area apposita del complesso, come capitato a noi. Dopo la visita ci dirigiamo alla cascata di Tegenungan, distante 12km, e circa 30 minuti dalla Monkey Forest. Lungo le strade balinesi , agli incroci, vi sono spesso dei maestosi monumenti raffiguranti statue di divinità, solitamente bianche con rifiniture dorate, che abbelliscono lo scenario circostante, e rendono il percorso affascinante e unico.

La cascata di Tegenungan (6.30-18, costo 10000rupie), è situata  nel villaggio di Tegenungan Kemenuh, sul fiume Petanu nella reggenza di Gianyar. Alta circa 25 metri, la cascata è incastonata in una valle, circondata dalla giungla e percorsa dal fiume Petanu. Una scalinata panoramica, non particolarmente faticosa, conduce i visitatori fino alla cascata, che precipita, potente e schiumosa sulle scogliere di pietra nera, a formare una trasparente piscina naturale alla base. L’area della cascata, di per sé spettacolare ed originariamente selvaggia, è un po’ rovinata dal sovraffollamento e dallo sfruttamento turistico eccessivo, con presenza di troppi bar-ristoranti, hotel  e piscine nei dintorni (molto bello è il D’Tukad River Club). Dopo meno di 1 ora, ritorniamo in auto. Come avevamo sospettato, saltiamo per mancanza di tempo, il vicino Tempio Pura Puseh Desa Batuan (9-18, 30000rupie),  per raggiungere il Kemenuh Butterfly Park (9-18, costo 100000IDR adulto,50000IR bambino), distante circa 1km dalla cascata. Il Parco presenta giardini fioriti ove i visitatori sono liberi di ammirare centinaia di farfalle, di diversa specie, dai colori mai visti. Oltre al giardino delle farfalle, il sito presenta anche un giardino tropicale, un parco acquatico e un buon ristorante dove ci fermiamo a mangiare. Il ristorante presenta un buona varietà di cibi, di buona qualità, anche internazionali, a prezzi molto convenienti. Dopo mangiato raggiungiamo verso nord, il Tempio Goa Gajah, distante 7km e 15 minuti dal Parco. Il Tempio Goa Gajah (7.30-18, costo 15000 rupie per adulto e 7500 rupie per bambino) è completamente circondato dalla foresta e vi si accede attraverso una lunga e panoramica rampa di scale, preceduta da negozi e bancarelle. All’ingresso è fornito un sarong per coprire le gambe. Il tempio risale al IX° secolo, periodo in cui la filosofia induista cominciò ad influenzare la cultura balinese. Infatti lo stile architettonico di Goa Gajah mostra una commistione tra elementi buddhisti ed elementi induisti. Il sito è famoso per la Caverna dell’Elefante, sulla cui parete di entrata è scolpita un’enorme bocca sormontata dalla testa, con volto minaccioso ed occhi spalancati, del dio indù Bhoma (verosimilmente). L’entrata simboleggia il passaggio dalla vita ad un mondo sotterraneo. L’interno della grotta presenta due nicchie: sulla sinistra una statua della divinità Ganesh, sulla destra le fattezze maschili e femminili del dio Shiva. Il sito comprende un lungo corridoio adornato da rilievi di demoni, invasi di pietra con acqua “sacra”per i rituali purificazione sgorgante da statue di donne che reggono brocche d’acqua (raffiguranti i fiumi sacri dell’India), diversi padiglioni, altari decorati, templi minori, giardini rigogliosi con alberi secolari e piante tropicali, sentieri di pietra, incisioni su pietra raffiguranti divinità o scene mitologiche o motivi simbolici. Dalla grotta principale di Goa Gajah, si può scendere, attraverso una ripida scalinata e un piccolo ponte sovrastante un ruscelllo, verso un’altra area del tempio, completamente immersa nel verde, nota come area di Tukad Pangkung, ove prevalgono elementi buddisti, e dove si può ammirare uno stagno di loto con una piccola capanna al centro,  e un antico albero di Ceiba con impressionanti radici aggrovigliate. La durata della visita e’ <1ora. Dopo essere saliti in auto, siamo costretti a ritornare al Goa Gajah perché nostra figlia aveva dimenticato il cellulare all’interno del sito. Accompagnato da Made, riesco a “ritrovare” il cellulare” dietro compenso di 20 euro. Al tramonto ritorniamo nel nostro Resort ad Ubud, ove ci rilassiamo e giochiamo in piscina per un paio d’ore. In serata noleggiamo dal Sari,  per la serata e il giorno successivo, due scooter al prezzo di circa 200000rupie in totale. Trascorriamo la serata all’eccentrico e buon ristorante italiano La Baracca (12-22.45), in JI Suweta, e lungo la strada pedonale JI Goutama, ricca in negozi, ristoranti, bar, locali e spa.  Ritorniamo in scooter in 5 minuti.

VI° giorno: Un bagno nelle tradizioni e cultura Balinese tra risaie, templi e mercati 

Risveglio alle 6.00. In solitaria e a piedi, raggiungo  JI Suweta dalla traversa di fronte al Resort. All’uscita della traversa, sulla destra (sud), vi è il parcheggio centrale di Ubud col tempio Pura Batukaru alle spalle Nel parcheggio, di buon mattino, si tiene un interessante mercato tradizionale con prodotti locali,  rappresentati soprattutto da frutta. Dopo un breve visita mi incammino in direzione nord, lungo JI Suweta, e dopo 10 minuti di cammino (700metri circa), raggiungo, sulla sinistra, di fronte al negozio Edwars’s Hair Dresser, una strada lastricata (Gg Mawar), ove c’è un segnale per il tempio privato Puri Langon. Dopo pochi minuti ci si trova di fronte aduno dei più bei templi di Ubud, il Puri Langon, che fotografo velocemente per il fatto che decido di ritornare, per condividere la visita insieme a moglie e figlia. All’esterno del tempio, verso la foresta, c’è una rampa di scale che scende verso una piccolo tempio con statue e un ponticello su un ruscello, immerso nella vegetazione. Da qui si inerpica una breve scalinata che termina nel mezzo delle risaie. Alla meravigliosa vista delle risaie di prima mattino, mi inoltro lungo i margini melmosi che separano i campi dai canali di irrigazione, sprofondando più di una volta. Continuo in questo modo per un bel po’ in direzione sud, tra magnifici paesaggi color smeraldo, faticando non poco per mantenere l’equilibrio. Raggiungo finalmente una casa rurale da cui si diparte un viottolo che conduce sulla strada  lastricata, in prossimità di un piccolo monumento in pietra con scritto Juwuk Manis. Il sentiero, a tale livello, si restringe e dopo un centinaio di metri scompare; la vegetazione di infittisce, e si può procedere solamente percorrendo il muretto del corso d’acqua che accompagna il percorso, cosa affascinante ma pericolosa, dal momento che si attraversano anche punti scivolosi con precipizi non protetti. Ad un certo punto ritorno sui miei passi e raggiungo, dietro indicazioni, un altro rinomato percorso, di più facile attuazione, il Sari Organic Walk, immerso tra le risaie e fiancheggiato dalle palme. Ritorno al Resort e mi ricongiungo ai miei familiari, che con tutta calma facevano colazione. Dopo ottima colazione, verso le ore 9, procediamo con entrambi gli scooter, alla volta del Tempio Puri Langon, che raggiungiamo in pochi minuti.

Circondato da lussureggianti risaie e foreste di palme, il Tempio Puri Langon è un museo all’aperto colmo di opere d’arti, di una bellezza architettonica e di una magnificenza estrema.  L’ingresso è libero e aperto, anche se il tempio è privato, e i turisti sono inspiegabilmente assenti. Il maestoso portale-torre d’ingresso è spettacolare per gli intricati disegni, la finezza, la ricchezza e la complessità delle sculture che lo decorano. Si ammirano i volti di diverse divinità balinesi come Bhoma e Garuda, statue di leoni, uccelli, draghi, serpenti, guardiani, ecc. Statue di cobra, di divinità femminili e di creature serpentiformi (naga),  fiancheggiano le rampe di scale e il piccolo ponte sullo stagno che conduce al ricco padiglione dagli elementi dorati, posto a nord, di fronte al portale-torre. Si ammirano, ancora, statue di scimmie, di  elefanti e di divinità balinesi, appollaiate su alcuni alberi. Il giardino centrale, estremamente curato con prato, stagno, palme e frangipani, è posto tra quattro padiglioni con edifici regali, ognuno dei quali è ricco di altari, statue, colonne, tetti, pareti,  porte e mobili dipinti ed estremamente lavorati. Dal balcone terrazzato del padiglione ovest si possono ammirare panorami sulla foresta di palme, sulle risaie, e sull’abitazione con piscina privata annessa. Lo spettacolare stile balinese di questa struttura si fonde perfettamente con i colori vibranti e i suoni rilassanti della natura, rendendo l’esperienza molto coinvolgente, specie per gli amanti della fotografia e della natura. La durata della visita è mediamente  di 1ora.

Dopo la visita raggiungiamo con gli scooter, in meno di 10 minuti,  il  Pura Taman Kemuda Saraswati (8-18, ingresso gratuito con sarong e fascia forniti all’ingresso). Si tratta di un incantevole tempio situato su JI Raya Ubud, in pieno centro (e quindi molto turistico), che avevamo già avuto modo di ammirare di  sera, durante la cena al Cafè Lotus.  Costruito negli anni ’50 e dedicato a Saraswati, dea indù dell’arte e della conoscenza, il tempio Taman Saraswati è caratterizzato da un laghetto con fiori di loto delimitato da alberi di frangipane, e da un giardino acquatico che circonda la parte esterna della struttura. Un ponte con sculture di figure mitologiche attraversa il lago, e conduce ad un’area con tre porte monumentali, le cosiddette Kori, tipiche dei templi induisti balinesi, costruite con mattoni rossi e riccamente decorate. Il portale centrale  è il più grande e decorato, ed è fiancheggiato da due alberi di frangipane. Le porte danno l’accesso alla zona più sacra del tempio, proibita ai turisti, ove si erge il Santuario Padmasana, una torre scolpita, la cui base è decorata con incisioni raffiguranti una tartaruga e diversi Nagas, e sulla cui parte alta è posto un trono dorato decorato con l’immagine della divinità indù Acintya, sormontata dal segno della svastica, simbolo del potere divino per gli induisti, ed emblema di Visnu. Sono presenti inoltre statue, altari, santuari e padiglioni, come quello con tre troni vuoti, dedicato ai “Trimurti” indù di Brahma, Vishnu e Shiva. Inoltre, nel tempio, alle 19.30 di ogni giorno della settimana (ticket: 100000rupie) si tengono spettacoli di danza tradizionale sacra balinese  (Legong, Ramayana o Barong) da vedere almeno una volta. La durata della visita e < 1ora.

Dopo la visita e le foto di rito, lasciamo fasce e sarong, e ci dirigiamo con lo scooter verso est lungo JI Raya, per raggiungere in pochi minuti,  l’area del Pura Gunung Lebah e del percorso Campuhan Ridge Walk. Lasciamo gli scooter in un parcheggio in vicinanza del ponte di Campuhan. Attraverso un sentiero lastricato e varie scale raggiungiamo il tempio,  Pura Gunung Lebah (h24, 50000rupie) situato in una vallata completamente immersa nella foresta ove confluiscono gli affluenti del fiume Sungai Cerik. All’ingresso, su un cancello laterale est, vengono forniti fascia e sarong. Risalente all’VIII° secolo e dedicato a Dewa Danurin Mount Batur, il Pura Gunung Lebah o Tempio della Valle di Montagna, è uno dei templi induisti più scenografici, mistici e meno affollati di Bali. La struttura del Gunung Lebah è quella classica dei templi balinesi, caratterizzati da uno spazio aperto delimitato da mura (pura: città muraria) diviso in varie sezioni collegate tra loro da decoratissimi  portali (candi bentar) finemente scolpiti con all’interno diversi  torri a più livelli (pelinggih meru) e vari padiglioni (bale).

Nella cultura balinese la divisione di uno spazio (un villaggio, un tempio o una casa) avviene secondo tre territori, a rappresentare spazialmente i tre regni in cui è diviso l’esistente: Jaba Pisan (Nista Mandala), il regno inferiore e meno sacro; Jaba Tengah  ( Madya Mandala), il regno terreno intermedio; Jeroan (Utama Mandala), il regno superiore e più sacro. Solitamente il tempio balinese è rivolto verso il monte sacro Agung e i tre cortili del tempio sono sovente posti a differenti altezze per rendere più concreto l’avvicinamento alle divinità. Il Jaba Pisan o regno inferiore (Nista Mandala) è un cortile aperto deputato ai rituali delle danze e alla preparazione degli addobbi per le cerimonie, contenente il portale d’ingresso a due battenti (candi bentar), il padiglione per le offerte (paon) e il padiglione per le cerimonie e le danze rituali (wantilan) . Jaba Tengah  o regno intermedio (Madya Mandala), è un cortile contenente la torre della campana (bale kul kul), il padiglione per l’esibizione dell’orchestra  (bale gong) e l’imponente portale cerimoniale sormontato da una torre finemente decorata (paduraksa). Infine il Jeroan o cortile sacro (Utama Mandala), situato nella posizione più elevata del Tempio, riservato ai soli fedeli, contenente: 1) il trono di loto (padmasana) ossia l’ altare  nord-est dedicato a Sang Yang Widhi Wasa, divinità suprema dell’induismo balinese, 2) il padiglione vuoto riservato alle divinità durante le cerimonie (bale pepelik), 3) l’altare del medium (taksum), 4) i santuari dedicati al fondatore del villaggio (gedond pesipangan)  e al popolo Majapahit che portò l’induismo a Bali (gedong maospait), e 5) diversi santuari dal tetto a più livelli (pelinggih meru). Una simpatica  curiosità è che la fondazione di Ubud è iniziata con un piccolo insediamento in vicinanza del tempio. Nella zona del fiume Campuhan esistono molte piante medicinali che spiegano l’origine del nome Ubud, che deriva dalla parola Ubad, che significa medicina. Dalla zona antistante il tempio si può anche scendere, mediante una lunga rampa di scale, verso il fiume e le cascatelle. Dopo la visita (durata di circa 1,30h), molto divertente per tutti,  ci incamminiamo in salita, costeggiando lo scenico sentiero sul lato est delle alte mura del tempio, ove si ammirano i tipici meru o santuari con tetti a più livelli. Dopo una decina di minuti la vegetazione del sentiero si dirada per dare origine al Campuhan Ridge Walk. Si tratta di un piacevole percorso pedonale sopraelevato, costeggiato da folta vegetazione e da radi alberi e palme, con sporadici punti panoramici Il percorso si estende per circa 3,7km A/R per una durata, compreso di pausa Warung, di oltre 2ore. Oltrepassata la porta Selamat  Datang, a poco più di 1km dal tempio Gunung Lebah, la strada si allarga, diviene percorribile dai mezzi, ed è più vivace per la presenza di risaie con faticosa vita rurale, di warung, bar, spa e alloggi. L’idea era quella di fermarci al  Karsa Kafè, un ristorante di legno completamente all’aperto, circondato da un laghetto con fiori di loto, con SPA e un notevole panorama sulle risaie. Invece ci  fermiamo al più vicino Warung Bukit Sari (8-20), ristorantino con buon cibo (anche per bambini) e tavolo vista foresta. Dopo mangiato torniamo lentamente verso il parcheggio degli scooter.  Ci fermiamo sulla via del ritorno, al vicino  tempio Pura Dalem (9-17, costo: 20000rupie).

Pura Dalem Ubud, soprannominato anche “tempio della morte”, è dedicato a Rangda, la regina dei demoni, personificazione del male e divoratrice di bambini.  Il tempio è infatti adornato da statue inquietanti, raffiguranti soprattutto donne demoniache con capelli spettinati, occhi sporgenti, zanne, lunghe lingue e seni penduli.  L’ingresso presenta una monumentale scalinata sui cui lati corrono impressionanti statue come i naga a forma di serpenti, leoni ringhianti ed schiere di demoni. La scalinata dà accesso ad un cortile aperto che precede il tempio vero e proprio, ove si ergono vari santuari in mattoni arancioni e pietra pallida, scolpiti con creature mostruose, e ove domina un imponente albero sacro banyan, le cui radici nodose, che crescono dall’alto, si amalgamano perfettamente alle raffigurazioni demoniache.
Al Pura Dalem si tengono  due volte a settimana ( il lunedì e il venerdì) spettacoli serali di danza sacra Barong, con la rappresentazione dell’’eterna battaglia tra il bene, rappresentato da Barong, e il male, rappresentato, appunto, da Rangda. Barong che trae origini dalle antiche credenze animistiche preinduiste, rappresenta, nella cultura e nella mitologia balinese, le forze del bene, una divinità benevola e protettiva, in grado di allontanare gli spiriti maligni, e di portare prosperità e benessere alla comunità. Per comprendere il perché alcuni templi di Bali sono dedicati a divinità malvagie, e per comprendere il significato delle danze sacre Barong, è necessario conoscere il concetto di dualità (Rwa Bhineda) su cui si fonda il credo balinese, un concetto dove forze opposte come il bene e il male, coesistono per mantenere l’equilibrio nell’universo. È la delicata armonia tra vita e morte, giorno e notte, salute e malattia, gioia e dolore, bianco e nero. Al centro di questo equilibrio cosmico si trova la leggendaria battaglia tra Barong e Rangda, rappresentata nell’antica sacra danza Barong, che si conclude sempre con la sconfitta del male che tuttavia non è mai permanente. Rangda ritornerà attraverso i cicli di reincarnazioni, e costringerà Barong a respingerla in una lotta senza tempo, tra luce e oscurità, bene e male. Nella danza Barong, tra i movimenti intricati e le melodie inquietanti, si trova un messaggio profondo: che la battaglia per la rettitudine è perpetua e solo attraverso una resilienza incrollabile, le forze della luce possono trionfare sulle ombre dell’oscurità.

Dopo la visita, oltrepassiamo il Museo Lukisan, il Tempio Saraswati e il Palazzo di Ubud, per raggiungere il Mercato di Arte Tradizionale di Ubud (Traditional Art Market), distante appena 500 metri circa dal Pura Dalem. Il mercato (10-17), presenta un gran numero di bancarelle con una grande varietà di prodotti artigianali venduti a prezzi generalmente più alti che altrove, ma contrattabili. Si ritrovano soprattutto dipinti, maschere, manufatti in legno, borse, articoli da abbigliamento, tessuti, ventagli, sarong, manufatti in bambù, gioielli, incensi, oli essenziali, ecc…. Dopo la passeggiata al mercato, facciamo rifornimento di benzina (petrol) presso una delle caratteristiche ministazioni di servizio della compagnia statale Pertamina. Indi facciamo un giro in scooter tra le risaie, anche per scattare qualche foto insieme, sullo sfondo di quell’incredibile paesaggio al tramonto. Torniamo al Resort ove ci rilassiamo e giochiamo in piscina come oramai solito. Intanto contattiamo Made per il trasferimento e l’escursione dell’indomani con auto privata, della durata complessiva di 8-9ore al costo di 500000rupie. Dopo la doccia riprendiamo gli scooter, percorriamo la bella strada JI Hanoman, costeggiata da negozi e da case tradizionali, e raggiungiamo, dopo circa 2km,  un’area rinomata a sud di  Ubud, ricca di  hotel, ristoranti e locali, lungo JI Monkey Forest. Ci fermiamo al Dough Darlings (7-21), ristorante con musica dal vivo e buon cibo sia locale che internazionale, anche se l’idea iniziale era quella di cenare al vicino ristorante italiano l’Osteria, tuttavia troppo affollato per i nostri gusti. Ritorniamo al Resort, consegniamo le chiavi degli scooter  e ci ritiriamo esausti in camera.

 

VII° giorno: L’esperienza dei canang sari di JI Kajeng, Tirta Empul sotto la pioggia e le Risaie di Tegallalang

Sveglia verso le 7, preparo le valigie ed esco. La giornata è per la prima volta, grigia tendente al piovoso. In solitaria esploro le case tradizionali lungo la strada JI Kajeng. Ogni casa e guest-house, presenta all’ingresso, una statua di Ganesh o di un’altra divinità indù, e all’interno, un’ampio giardino recintato contenenti altari e piccoli santuari, estremamente rifiniti e dipinti, corrispondente all’area sacra, che accomuna tutti gli edifici e i villaggi balinesi tradizionali. Le case e l’intera strada del primo mattino, nebbiosa e semideserta, profuma di incenso, l’atmosfera è mistica e suggestiva, i pochi balinesi presenti, pregano, recitano rituali, ponendo a ridosso delle statue, degli altari, all’ingresso delle case o in vicinanza degli alberi,  piccole offerte sottoforma di cestini fumanti. Tali cestini, detti canang sari, creati a mano con foglie di palma, contengono fiori freschi, ramoscelli dai colori sgargianti, talora cibo e monete, e un bastoncino di incenso fumante. Attraverso questo piccolo sacrificio, i balinesi dimostrano gratitudine verso il Dio che risiede in tutte la parti dell’universo.

Creare un canang è più complicato di quanto si pensi, perché il simbolismo di cui è intriso, impone alcune regole che vengono tramandate da secoli. Le parti che lo formano sono: 1) un vassoio di foglie di palma (Ceper), di forma quadrata che simbolizza le 4 direzioni dei punti cardinali, 2)  il contenuto (Porosan) fatto di betel, lime e noce di areca, fermato con un bastoncino di bambù, che simboleggia la potenza del dio come creatore, bilanciatore e protettore, 3) pezzi di foglia (Plawa), situati tra i fiori nel vassoio, simbolo del silenzio, 4) dei fiori (Sari), il cui significato spirituale è la sincerità. Fiori di colore rosso, giallo, blu e porpora sono indispensabili: il rosso rappresenta Brama (manifestazione del dio come creatore) da collocare a sud, il giallo rappresenta Wisnu (manifestazione del dio come conservatore) da collocare ad ovest, il blu e il porpora rappresentano Shiva (la manifestazione del dio come equilibratore) da collocare a nord e ad est), 5) una croce (Urassari), fatta da 2 pezzi di foglia di cocco piegati, il cui significato è chiedere la pace in terra a Dio.

Dopo un’inebriante, indisturbata e silenziosa passeggiata di esplorazione delle case, ritorno al Resort per colazione. Salutiamo Ubud alle ore 9 per raggiungere, con l’auto privata di Made (150000 rupie solo trasferimento) , la struttura Sebatu Tulen Villa nel villaggio di Sebatu, nella zona di Tegallalang (distanza 14km, 30minuti d’auto). Sebatu Tulen Villa è un complesso di  accoglienti villette di legno, in stile balinese, immerse nella foresta, con balcone all’aperto vista giardino e piscina  ad uso esclusivo. La colazione è inclusa, abbondante e veramente buona. E’ possibile noleggiare scooter in loco e richiedere dei pasti (di sera è possibile ordinare fino alle ore 20.30 circa). Lo staff è particolarmente gentile e disponibile ad ogni richiesta. Viene fornito un dettagliato menù sui cibi fruibili, sui massaggi e i tour disponibili, sulle date, gli orari e i luoghi delle danze balinesi, sui prezzi dei trasferimenti da e verso qualsiasi località dell’isola. Ne siamo rimasti entusiasti, peccato solo per il maltempo, dal momento che la pioggia ci ha accompagnato per i due giorni di soggiorno, quasi costantemente.

Dopo aver depositato le valigie, noleggiamo due scooter  (circa 200000rupie per l’intera giornata)  e,  sotto una pioggia incostante, cerchiamo di raggiungere il tempio Tirta Empul,  nel villaggio di Manukaya, Tampaksiring (distretto di Gianyar), distante 3km per circa 15minuti di viaggio. Quest’area di Bali è stupenda, e guidare lo scooter su quel tragitto di saliscendi e curve, immerso tra risaie, foreste di palme, vegetazione tropicale e piccoli villaggi, è già di per sé speciale. Per un temporale improvviso, siamo anche costretti a fermarci lungo la strada, riparandoci sotto il porticato di un bar sul ciglio della strada.

Approfittiamo per una breve pausa con patatine (che a Bali sono fatte in loco e vendute in piccole bustine trasparenti) e birra. Raggiungiamo dopo un bel più di tempo rispetto al previsto ,Tirta Empul.

Tirta Empul o Sorgente Sacra (8-18, 50000rupie, durata visita 1-2ore)  è un tempio dedicato a Vishnu, risalente al X° secolo, ove scorre un’acqua considerata sacra,  proveniente da una vicina sorgente del fiume Pakerisan. I fedeli vi accorrono da secoli per immergersi  nelle acque sacre che riempiono i grossi invasi di pietra che contraddistinguono il tempio. Immergendosi e pregando gli indù realizzano il rituale della purificazione, atto ad eliminare il corpo e l’anima dalle impurità, al fine di liberare il karma accumulato nelle vite passate, e ritrovare l’armonia.  Al rituale possono partecipare anche i turisti, con apposito sarong  verde e fascia rossa, in un atto sacro di cui la maggior parte di loro ignora il significato.

Armati di ombrello variopinto, impermeabili e pareo (sarong), procediamo alla visita di questo meraviglioso sito. La pioggia è indubbiamente un fastidio, ma dove c’è pioggia non c’è folla, e se non c’è folla un luogo bello diviene meraviglioso. L’accesso è caratterizzato da un ampio giardino con piante e statue che precede il Candi Bentar, il tipico portale d’ingresso in pietra a due battenti, finemente scolpito. Superato il portale si entra nel complesso principale suddiviso, come la maggior parte dei templi balinesi,  in tre cortili. Il primo cortile (Jaba Pisan) comprende un’enorme piscina popolata da grossi pesci arancioni con elaborate statue con zampilli d’acqua, svariati negozietti turistici, un grosso padiglione. Un secondo grosso portale dà l’accesso al secondo cortile (Jaba Tengah) che contiene un gigantesco albero sacro di Banyan, due ampie vasche di pietra separate da due enormi statue di elefante, un ampio viale adornato da statue ed alcuni altari. Gli invasi di pietra sono riempite d’acqua sgorgante da 30 fontane.

Il tronco dell’albero Banyan è coperto da un drappo di tessuto a scacchi bianco e nero, spesso utilizzato anche attorno a statue o altari. La presenza del drappo indica che uno spirito risiede l’interno dell’oggetto e il drappo ne custodisce l’energia all’interno. Il bianco e nero indica invece il concetto di equilibrio ed armonia tra il bene ed il male . Un altro importante portale di pietra apre al terzo cortile (Jeroan), che rappresenta il luogo più sacro del tempio, ove è possibile ammirare diversi altari finemente decorati, un’ampia piscina di pietra dedicata alla triade Vishnu-Brahma-Shiva, mura di recinzione scolpite, varie statue di divinità,  alcuni padiglioni votivi. All’interno della piscina murata si possono notare i gorgheggi dell’acqua azzurra che affiorano dal terreno. Naturalmente, ovunque lungo il percorso, e specie nell’area adibita al bagno di purificazione vi sono cestini per le offerte (canang sari) e rivoli nebbiosi di incenso profumato nell’aria.

Dopo la visita raggiungiamo dopo meno di 7km e circa 25 minuti di scooter, il Boni Bali Restaurant (8-18), una gemma nascosta tra giungla e risaie, situata in prossimità delle risaie di Tegallalang, ma nello stesso tempo, lontana dal suo frastuono. Il ristorante, estremamente accogliente e tranquillo, presenta diversi livelli di sala, con differenti vedute panoramiche del paesaggio circostante. La cucina è ottima, di tipo sia locale che internazionale, con prezzi molto ragionevoli e con camerieri gentilissimi.  E’ disponibile anche un tavolo speciale di coppia, posto su una piattaforma di legno sospesa nel vuoto, raggiungibile tramite una passerella sospesa, in mezzo alla risaia (costo: 100000 IDR in più a persona). La pioggia intanto continua a cadere, fortunatamente in maniera incostante, in modo da consentirci la visita, dopo mangiato, delle famose Risaie Terrazzate di Tegallalang.  Le Risaie Terrazzate di Tegallalang sono risaie secolari, disposte secondo terrazzamenti ripidi, che seguono il tradizionale sistema di irrigazione balinese, chiamato “subak”, risalente all’ VIII° secolo. Le alte risaie creano un paesaggio spettacolare, con splendide viste panoramiche, e rappresentano un soggetto ideale per artisti e pittori.

Lunghi e faticosi sentieri si inoltrano tra le risaie, permettendo di scendere e risalire i terrazzamenti dai vari crinali, apprezzandone la pace e la bellezza dall’interno. Lungo la strada che si affaccia su tali risaie (JL Raya Tegallalang) sono sorti un’infinità tra negozi, parchi, club, ristoranti e bar,che hanno non poco alterato il fascino e la tranquillità originaria del luogo. Tra questi  ricordiamo Halas Harum, Ubud Jungle Swing, Uma Ceking Rice and Swing, ecc; strutture altamente turistiche con ristorante, piscina, sentieri ovattati nelle risaie, altalene e altre infinite attività di svago. Noi scendiamo in prossimità del locale D’Tukad Coffee Club Bali. Dopo una breve passeggiata insieme e un giro su un’altalena sospesa nel vuoto, procedo in solitaria per circa un’ora tra i sentieri delle risaie, prima di ritornare, per il sopravvenire della pioggia, al D’Tukad Coffee Club Bali, ove si stava rilassando il resto della famiglia. Il D’Tukad Coffee Club Bali è una struttura-ristorante, completamente in legno di bambù, che offre un eccellente panorama a 180gradi sulle risaie. Torniamo infreddoliti al Sebatu Tulen Villa, consegniamo le chiavi degli scooter, e ci riprendiamo con una doccia calda. Quindi ordiniamo del buon cibo in camera preparato da warung vicini e contrattiamo, visto il tempo, il  tour del giorno dopo, con auto privata di Made ( tour 8-9ore al prezzo di 600000 rupie). La nottata trascorre al ritmo incessante del ticchettio  della pioggia sul tetto.

 

VIII° giorno: Cascata Petanu, villaggio tradizionale di Penglipuran, degustazione tè e caffè ed ancora templi

Sveglia di buon mattino con cielo coperto e carico di pioggia.  In solitaria, munito di impermeabile e a piedi, mi dedico all’esplorazione dei dintorni del Sebatu Tulen Villa, procedendo verso la vicina cascata Petanu, distante 600 metri dal Sebatu. Unico visitatore, non pago l’ingresso sia per la pioggia che per l’ora. Comincio a scendere le scale, quando inizia a piovere forte. La discesa lungo il sentiero di scale, immerso in una natura selvaggia e lussureggiante,  si trasforma in una sfida estremamente coinvolgente ed affascinante. Alla fine delle scale si attraversa il Tirta Waledan, una vasca in pietra con statue sgorganti acqua, per rituali di purificazione.  Dopo le scale vi è un’area pianeggiante, da cui inizia una passerella che tra rocce, stagni e un canale d’acqua, conduce  ad un ponteggio in legno sospeso sull’acqua, da cui si  ammira la splendida cascata Petanu. Si procede seguendo le indicazioni fino ad una caverna, attraverso un percorso sdrucciolevole, che sotto la pioggia non ho potuto terminare. Risalgo le scale, ed in prossimità del Sebatu, la pioggia si interrompe.  Una volta arrivato, mi rilasso nella piscina privata con il resto della famiglia. La colazione, servita sui tavolini del balcone coperto della camera, con vista panoramica sulla foresta, risulta ottima ed abbondante,  con diversi pancake, cornetti, toast, caffè, frullato di frutta a scelta, ecc.

Alle 9.20 ripartiamo con Made. L’idea iniziale era quella di noleggiare gli scooter ma per la pioggia abbiamo rinunciato. Raggiungiamo Penglipuran, distante 20km e 40minuti d’auto dalle terrazze di riso di Tegallalang, qualche minuto in meno dal Sebatu. Desa Wisata Penglipuran (8-18.30, 50000 rupie adulto,30000 rupie bambino), situato nelle reggenza di Bangli, è il più conservato e stupefacente tra i villaggi tradizionali di Bali. Gli abitanti del villaggio infatti, conservano, seguono e tramandano la cultura tradizionale, di generazione in generazione. Seguendo il concetto filosofico del tri Mandala, di cui avevamo già parlato a proposito dei templi, il villaggio è diviso in 3 zone, in base al loro livello di purezza. Le cose considerate più sacre sono posizionate più vicine al Monte Agung e le cose meno sacre sono posizionate più vicine al mare. Lo stesso concetto vale per le singole abitazioni, di forma solitamente quadrata, che presentano “Utama Mandala”, l’area sacra con altari e tempio di famiglia, “Madya Mandala,” l’area dove si svolgono le attività quotidiane che comprende la cucina, la camera da letto, ecc, ed infine “Nista Mandala”, che comprende il luogo per conservare il riso, per asciugare i vestiti, il  recinto per il bestiame e lo spazio aperto sul retro con alberi. Ogni ingresso di casa è preceduto da uno spazio aperto (telajakan) con piante, utilizzato come parte delle cerimonie religiose. Attualmente l’aspetto sacro del telajakan è notevolmente diminuito, perché tale spazio è stato rimpiazzato dai negozi di souvenir e da nuove costruzioni, che ne hanno alterato il significato simbolico. E pensare che i visitatori (me compreso) rimangono subito sorpresi dall’estensione degli spazi aperti delle singole abitazioni, soprattutto dell’area sacra, talora più estesi dell’abitato stesso. Questo va spiegato col fatto che l’architettura degli edifici e la lavorazione del terreno seguono ancora il concetto di Tri Hita Karana che si basa sull’equilibrio delle relazioni tra Dio, gli esseri umani e il loro ambiente, che naturalmente non può essere compreso dalle mentalità consumistiche. Uno dei componenti principali delle abitazioni è il bambù, con cui si costruiscono tetti e pareti divisorie, anche se ultimamente si  tende ad usare materiali moderni di costruzione.  Nonostante le inevitabili modifiche e cambiamenti indotti dal turismo, il cui reddito finanzia lo sviluppo di tutti gli abitanti del villaggio, Penglipuran rimane  una gemma imperdibile, di una bellezza straordinaria.

Percorriamo, tra uno scroscio e l’altro di pioggia, la strada lineare del villaggio, costeggiata dalle abitazioni con le loro botteghe artigianali e i loro caratteristici spazi che possono essere visitati indisturbatamente.  Le aree sacre delle abitazioni , ricche di altari dipinti e santuari scolpiti, sono spettacolari e regalano infinite opportunità fotografiche. Lungo la strada si notano addobbi tipici rappresentati da pali di bambù decorati,  e donne in abiti tradizionali che trasportano vassoi di offerte sulla testa. Il luogo sacro del villaggio è nella parte nord, ove si trovano i  templi Pura Puseh Desa, Pura Bale Agung e soprattutto, il Pura Penataran Desa Pekraman Panglipuran, il tempio principale e più antico, dedicato a Brahma, caratterizzato da un portale-torre di pietra estremamente scolpito, da alte mura di recinzione e da un ampio spazio interno contenente padiglioni, portali ed altari. All’estremo nord del villaggio, immerso nella foresta, si accede sulla strada JI Purasti. Dall’uscita di Penglipuran, procedendo diritto e per poche decine di metri su Jl Purasti, sulla destra, si ammira l’entrata alla Foresta di Bambù di Penglipuran, caratterizzata da un vialetto fiancheggiato da statue, e da una struttura di ingresso in legno di bambù. Si tratta di un lungo e piacevole percorso lastricato immerso nella foresta di bambù, considerata luogo sacro dai balinesi. Lungo questo percorso sono sorti anche alcuni caratteristici warung come il Bamboo Cafe e il Cafe Kebun Penglipuran. Decidiamo di fermarci per pranzo al Cafe Kebun Penglipuran (10-19), ristorante situato a ridosso di un esteso vivaio di fiori e piante ornamentali, provvisto di una buona varietà di cibi sia indonesiani che internazionali, con ottimo rapporto qualità/prezzo. Intanto il tempo è nettamente migliorato e non piove più. Dopo mangiato ritorniamo indietro verso il parcheggio, riattraversando all’indietro il villaggio oramai sovraffollato. Rientriamo in macchina e procediamo verso il Tempio Pura Gunung Kawi Sebatu distante 20km e 40 minuti circa da Penglipuran. Sulla strada, immersa in una fitta vegetazione, si susseguono diverse fattorie, con piccole piantagioni di caffè, cacao, tè, vaniglia, pepe, cannella, ananas ed altri frutti e spezie, con annesso negozio ed area panoramica di degustazione (ricordiamo Pande’s Farm, TBA, Luwak Coffe, Alas Bali Coffee, Oka Agriculture Bali, Cantik Agriculture Coffee Plantation,  Abiam Kusura Sari Coffe Plantation, Pemulan Bali Plantation, Satria Luwak coffee  e più verso le risaie di Tegallalang, Kumulilir e Bali Pulina).

Ci fermiamo alla fattoria TBA (Twin Bali Agrowisata), dove ci accoglie un simpatico signore parlante anche italiano. Questi ci accompagna come guida attraverso un sentiero con piante di caffè, cacao e di frutta varia, poi ci conduce all’assaggio di diversi tipi di frutta secca, come le fave di cacao, poi alla degustazione vera e propria di diversi tipi di caffè e tè. L’assaggio di questi gusti nuovi, davanti al panorama della foresta, è un’esperienza unica. Ordiniamo il caffè Luwak, e compriamo caffè e tè nel negozio annesso, nonostante i prezzi non bassi.

Ritorniamo in auto e raggiungiamo a Sebatu (Tegallalang), l’antico Pura Gunung Kawi Sebatu, situato a 1,5km dal nostro alloggio.  Il Pura Gunung Kawi Sebatu (8-18, 30000 rupie adulto, 15000 rupie bambino, sarong fornito all’ingresso), dedicato al Dio Vishnu, rappresenta, per il suo paesaggio incomparabile, uno dei più bei templi di Bali. I suoi giardini verdeggianti, gli stagni verde-azzurri pieni di fiori di loto, gli antichi e splendidi santuari, le statue magistralmente scolpite e dipinte,  gli invasi di pietra alimentati da sorgenti naturali, le offerte colorate lungo le sponde, il profumo di incenso, la foresta lussureggiante che lo avvolge, ne fanno un gioiello architettonico nascosto, di pace ed energia spirituale. Rappresenta uno dei templi acquatici di Bali, utilizzato dagli induisti per il rituale di auto purificazione. Non è mai affollato, e può essere osservato anche dall’alto, dal lato ovest ove sono presenti gli invasi. Gli altari più antichi sono situati più all’interno, verso nord-ovest. I pochi negozietti di fronte all’entrata, presentano dei tessuti molto interessanti e a buon mercato. La durata della visita è di almeno 1 ora.  Il tempio è da non confondere con il Gunung Kawi Tampaksiring (8-18, 50000 rupie, sarong fornito all’ingresso), situato 1,4km a sud rispetto al Tirta Empul. Questi è un complesso funerario, risalente all’ XI° secolo, situato in prossimità del fiume sacro Pakerisan, raggiungibile mediante una lunga scalinata  immersa tra giardini, palmeti e risaie, E’ caratterizzato da tombe scolpite direttamente nella roccia (candi) appartenenti ai reali della dinastia Udamaya. Ritenuto anch’esso di estremo interesse e bellezza, non abbiamo avuto tempo materiale per visitarlo, anche considerato la durata consigliata della visita, non inferiore alle 2-3ore. Altri templi vicini, meno turistici, ma non per questo meno belli, comprendono il Pura Taman Pecampuhan Sala, il Taman Mumbul Sangeh, il Kuil Kahyangan Agung, il Pura Mengening, Pura Pegulingan, ecc…. Torniamo in hotel e ci rilassiamo in piscina. Organizziamo il tour-trasferimento per Lovina del giorno dopo, con auto privata di Made (tour 8-9 ore, costo 700000 rupie)  Di sera, sotto un cielo finalmente libero da nuvole, noleggiamo per qualche ora due scooter. Facciamo qualche giro lungo la strada tra le risaie e ci fermiamo al buon ristorante Mimpi Manis Restaurant (7-23), 1km a nord del nostro alloggio. Ceniamo nell’area all’aperto del ristorante, circondata dalle risaie,  e giochiamo accompagnati da mille versi di rane, gechi e grilli. Il ristorante offre cibi locali ed internazionali deliziosi con ottimo rapporto qualità/prezzo. Verso le 22.30, torniamo al Sebatu Tulen Villa e consegniamo la chiave di un solo scooter.  Continuiamo a giocare sulla sponda della piscina fino a mezzanotte.